Descrizione
Mio sposo, giovane hai perduto la vita, mi lasci vedova
in casa, è così piccolo ancora il bambino
che abbiamo messo al mondo, tu e io sciagurati, e non credo
che giunga al fiore degli anni; sarà prima distrutta del tutto
la nostra città; perché sei caduto tu, il custode vigile,
che la proteggevi, difendevi le nobili spose e i bambini
che se n’andranno ormai sulle concave navi.
Omero, Iliade 24.725-731
Un libro, un simbolo. L’Ilioupersis, la caduta della città di Troia è l’ultima devastazione della guerra. È il nostro archetipo per capire. Sono voci di donne, perché le donne sono vittime, prede, bottino e trofeo da ostentare per chi ha il dominio della violenza, per chi conquista e distrugge la città sotto assedio. Si prepara ogni sofferenza, tutte le violenze che non si possono nemmeno immaginare. Le donne sono oggetto della crudeltà dei nemici. Con i loro occhi vedono morire gli sposi, uccidere i padri, massacrare i figli. Per diventare vittime dello stupro e dell’oltraggio. Umiliate e schiave per sempre, è il giorno spietato della fine. Ma sono anche memoria del dolore, della ferocia, una memoria che non può essere più cancellata. E che qualche volta riesce a diventare testimonianza. Anche azione, efficace.
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