Descrizione
Si potrebbe definire Body copy al profumo di caffè una rapsodia veneta sia per l’intenzione compositiva sia per la sequenza di paesaggi, luoghi e personaggi che, per quanto anonimi, sono facilmente riconoscibili, quasi familiari. Il tessuto narrativo poi è solo apparentemente frammentato, ad una lettura profonda gli episodi si rispecchiano invece gli uni negli altri, legati da un solido filo tematico, in cui l’ordito del tempo memoriale, percepito proustianamente, si intreccia con la trama di spazi e contesti, il cui esito è duplice: la varietà linguistica dei ritmi e dei registri, da un lato, l’intensità non solo emotiva degli spaccati di vita, dall’altro. Lo sguardo di Carraro avvicina con discrezione ritagli di quotidianità, ne illumina sfondi e circostanze, ne carpisce i risvolti più intimi, le intenzioni più riposte, ne fa racconto anche di slanci amorosi, di delusioni, di solitudini… Gran parte dello spettro di vite minime viene dunque trattenuto nella scrittura, salvato dall’oblio, viene fatta esperienza memoriale di ritorno e durata interiore per dare senso e significanza a esistenze che altrimenti andrebbero perdute nel pulviscolo del tempo, per coglierne soprattutto il risvolto corale, vale a dire le corrispondenze fra gli stati d’animo individuali e le diffuse diverse condizioni sociali. In Body copy al profumo di caffè, Carraro esplora per dettagli luoghi e ambienti, indaga personaggi e stati d’animo, ne individua punti simbolici e momenti cruciali, infine – grazie all’incedere di una lingua piana e sorvegliata, sciolta da ogni affettazione – dà voce ad abitudini, gusti, costumi, sentimenti, finanche mentalità, anche del passato non solo recente, per rappresentare l’angolo di direzione del presente. (PFU)
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