Descrizione
Eroi a quattro zampe: sono muli e cavalli, cani e gatti, asini e buoi che insieme ai piccioni furono “arruolati” durante la prima Guerra Mondiale a fianco dei soldati e chiamati a svolgere mansioni spesso fondamentali per l’esito delle battaglie. Pensiamo ai colombi viaggiatori a cui venivano affidati messaggi segreti, informazioni logistiche, richieste di aiuto oppure ai tenaci muli che percorrevano impervi sentieri di montagna, trasportando viveri e munizioni a lontani avamposti.
Poco si sa e poco si trova nei libri di storia in merito a questo nutrito esercito animale e i dati sul coinvolgimento non sono unanimemente condivisi: c’è chi parla in complesso di 11 milioni di cavalli, 100.000 cani, 200.000 piccioni partecipanti al conflitto nei diversi schieramenti e, per quanto riguarda l’Italia, addirittura di 500 mila muli. Numeri a parte, ciò che conta è che questi animali, loro malgrado, hanno sofferto nelle trincee, si sono immolati trasportando messaggi o nelle cariche di cavalleria cadendo insieme al loro cavaliere, sono stati massacrati dalle granate e dai tiri dei cecchini, hanno sfidato il fuoco nemico per individuare e riportare a casa i feriti, si sono trasformati in fedeli sentinelle antigas.
I campi di battaglia e in particolare le trincee hanno anche ospitato migliaia di animali domestici abbandonati dai civili in fuga e trasformati dai soldati in simpatiche mascotte, in grado di sollevare il morale delle truppe. I gatti, ad esempio, si sono rivelati utili per la caccia ai fastidiosi topi e insieme ai cani hanno ricreato, anche se per brevi istanti, una dolce sensazione di casa, aiutando i soldati a sopravvivere all’inferno.
Degli animali troviamo traccia nei diari, nelle poesie, nei racconti contenuti in questo libro. A volte sono frutto della penna di soldati semplici, dall’italiano assai sgrammaticato, in altri casi portano firme illustri: Remarque, Kipling, Ungaretti, Comisso, Soffici. Anche i veterinari contribuiscono con i loro diari, con i rapporti e le testimonianze a ricostruire il rapporto stretto che lega uomo-animale nella Grande Guerra e in questi racconti a volte gli animali vengono definiti “fratelli minori”. I più citati sono cani, cavalli, muli e piccioni almeno per quanto riguarda i fronti europei perché in medio Oriente e in nord Africa cammelli e dromedari diventano cavalcature ideali nei difficili terreni desertici.
Di tanto in tanto fanno capolino perfino animali che mai avremmo pensato di trovare in guerra, come le api: furono alcuni soldati francesi, che da civili erano apicoltori, a capire che questi insetti sensibili, riuscivano a percepire con largo anticipo l’arrivo dei gas mortali lanciati dalle trincee nemiche. Dunque posizionarono degli alveari con la regina all’interno delle loro postazioni, lanciando l’allarme quando le api si davano alla fuga. Che dire poi dei muli immortalati con le maschere antigas pensate appositamente per loro? I quadrupedi figli di un asino e di una cavalla divennero i migliori amici degli alpini: trasportavano le armi per l’artiglieria e i viveri per i soldati delle trincee o delle postazioni di alta montagna e dove i carri non potevano salire, con paziente sopportazione, proseguivano la marcia lungo sentieri ripidissimi, trasportando carichi pesanti senza ribellarsi.
E ancora che dire dei fedeli cani dalle molteplici funzioni, in grado di trascinare slitte ad oltre 3 mila metri di altitudine e 30 gradi sotto zero, tra le nevi e i ghiacci dell’Adamello, addestrati dall’eroico capitano degli Alpini Carlo Mazzoli.
Alcuni eroi a quattro zampe hanno meritato perfino una medaglia al valore, come il cane Stubby o il mulo Scudela, omaggiato dalla regina Elisabetta che, in visita a Roma, si fece condurre di fronte al monumento a lui dedicato, nel cuore di villa Borghese.
Questo libro racconta la loro storia.
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